Abbiamo incontrato Elliott Sharp nel suo studio di Alphabet City poco prima che Obama venisse eletto per la seconda volta. Qui di seguito la trascrizione di quello che è il suo pensiero sulla politica americana.
Mi chiamo Elliott Sharp, sono un musicista e compositore, vivo a Lower Manhattan e in questo momento siamo nel mio studio.
Obama mi piace come persona, davvero, ma se analizzo le sue politiche, non c’è dubbio, sono le politiche di un Repubblicano, conservatore. Insomma, uno che fa cose di destra.
Peraltro, io non amo dividere in destra e sinistra, non mi aiutano questo tipo di categorie. Preferisco parlare di un rapporto verticale, che consideri che sopra ci sono gli oligarchi, i plutocrati, e sotto ci sono le grandi masse, tutti gli altri, quelli ai quali arriva solo quanto serve per sopravvivere e consentire alle aristocrazie di stare nelle proprie posizioni. E Obama ha dei padroni, e stanno a Wall Street, e lo si è potuto vedere fin dall’inizio della sua presidenza. Io credo che lui abbia davvero un codice etico solido, ma il problema non è quanto io mi fidi o non mi fidi di lui… Il punto è che diffido totalmente del processo che lo coinvolge e che io considero – per usare la parola più banale – non fair, non corretto. Perché è in fondo avversario del concetto fondamentale di questo paese: cioè che tu devi avere una grande middle-class di persone molto istruite, che saranno quelle in grado di migliorare il paese e il mondo. Oggi quel che sta succedendo, invece, è che solo una piccola aristocrazia viene considerata degna di avere una vera formazione, e per tutti gli altri c’è solo quello che saranno capaci di trovare in giro…
Certo, se confrontato coi Repubblicani Obama vince… I Repubblicani non vogliono condividere nulla con nessuno, semplicemente vogliono tenere tutto per sé, come i bambini che vogliono tutte le caramelle. Amano definirsi come conservatori, ma in realtà sono radicali, come lo erano i socialisti nazionali, i nazionalsocialisti. Per il resto, essi operano con un solo ideale, un solo obiettivo: profitto, profitto e ancora profitto. L’esempio perfetto di questa modalità è Mitt Romney, candidato con Obama, che la sua ricchezza non la investità neppure nell’economia americana, ma la portata per quanto ha potuto in Svizzera, alle Isole Cayman, insomma lontano da qui. Nessuno sa nemmeno quante tasse paga… Il punto di vista Repubblicano, anche da un punto di vista scientifico e metodologico, è peraltro costantemente pieno di bugie e di elementi distorsivi della verità delle cose. Obama invece è un Repubblicano moderno, un conservatore, ma serio e corretto. A meno che non sia un grandissimo attore… Peraltro, non credo che tu possa diventare presidente americano se non sei dentro al pensiero di Wall Street, se non aderisci in qualche modo all’ideologia di quella grande corporation non ti sarebbe permesso di arrivare lassù. Peraltro, dal punto di vista economico, gli Usa sono stati meglio con Clinton, democratico, che con Bush, perché ciò che fanno questi estremisti americani è creare un’oligarchia che strozza tutti, e fa male a tutti, per obbedire a quei servi che sono i supermanager.
Le radici culturali di questo scempio, di questa perdita di missione della politica? Credo che stia nel pensiero post-moderno, ed è anche per questo che non ho mai considerato me stesso come un “post-moderno”.
La vera arte secondo me? È rarissima, è quella che ti consente, con un’opera, di vedere davvero il mondo e la realtà con occhi veramente, completamente nuovi. Questo non capitava con il pensiero e l’arte post-modernoi: anzi… Fare arte, significa sapere trovare sempre una via per tenere insieme il passato e il futuro, passando per il presente. Questo non è successo nella nostra cultura dominante e ha aiutato quelle sottoculture politiche ed economiche di cui parlavamo prima, quelle che non ritengono problematico l’accumulo di miliardi senza davvero lavorare, per poi riversare una frazione di quella ricchezza lontano dall’America e dalla sua industria, cercando semplicemente “dove costa meno”.
Intervista : Jacopo Tondelli
Riprese e montaggio: Federica Verona